No,grazie, il caffè mi rende nervoso
(1982).


Per questo film è necessario fare un discorso a parte. Prima di tutto No, grazie, il caffè mi rende nervoso non di inquadra in nessun genere cinematografico preciso. Forse potremmo inserirlo nel filone, un po' patetico per la verità, del "giallo napoletano", di cui ha parlato Roberto Ormanni nel suo tascabile "Napoli nel cinema" personalmente apprezzo questo film perché mi incuriosisci il filone pseudo demenziale di questo tipo.
No grazie il caffè... vede Massimo Troisi impegnato per la prima volta in un film non suo, ed è stato interessante vedere come questo attore reciti diretto da un altro regista. Ma Troisi non poteva limitarsi a recitare: il soggetto è suo ed in parte anche la sceneggiatura.
Questo film, a differenza degli altri che ribaltano il cliché napoletano classico, vuole conservare una napoletanità di tipo tradizionale. Il protagonista, "Funniculì-Funniculà" (Lello Arena) dice infatti che Napoli "Nun addà cagnà!". A questo proposito è memorabile la battuta di Troisi quando, parlando con il maniaco Funniculì nascosto dietro una tenda (dove in realtà c'è solo una cassetta registrata), che gli rimprovera di essere uno di quelli che vogliono cambiare Napoli, dice: "Nun è overo, io nun vogl' cagnà Napule, a me me piac' a pizz', 'o mannulin...e ppoi cagnat' Mantova, Rovigo...io so' gghiut' a Rovigo co' mio padre riec' ann' fa... so' turnat' è semp' 'a stess'...cagnat' Rovigo!!".
La trama di No grazie... il cui soggetto fu scritto proprio da Massimo Troisi, si svolge sulla base di un intreccio noir, ed è la seguente: durante il Festival Nuova Napoli arrivano minacce di morte ad alcuni protagonisti. Queste minacce poi si trasformano in omicidi, compiuti da un misterioso personaggio che si firma Funniculi-Funniculà, che non vuole assolutamente che Napoli cambi, ma vuole mantenerla come era una volta.
Massimo Troisi interpreta se stesso, nel ruolo di una di queste vittime, e Lello Arena, l'omicida, impersonifica un redattore del Mattino di Napoli, che si occupa di necrologi e vuole ad ogni costo salvare la purezza della napoletanità e la tradizione partenopea, impregnata di folklore, musica e sceneggiate.
Questo film è, in effetti, una parodia, un esempio strano di grottesco ed è forse l'unico in cui, in maniera molto scherzosa, si osteggia il cambiamento di Napoli, ed il modo di sentire la città.
Il film appare nell'insieme poco riuscito, anche perché, in realtà, è scaduto parecchio in un folklorismo di maniera; inoltre è molto approssimativo ed è privo di quel ritmo ironico necessario per la compensazione dei difetti registici.
Anche Massimo Troisi, definito dai più "l'ultimo commediante", in questo film commediante non riesce quasi ad esserlo e la sua particina pure essendo la migliore del film, non si inserisce a pieni voti nel novero delle sue interpretazioni cinematografiche e teatrali. Quindi, questo "triller" che ha portato sullo schermo un soggetto che Troisi aveva fornito per l'esordio di Lello Arena come attore protagonista di un film, trova il suo scopo principale nel fatto di andare contro le regole e di uscire dagli schemi.
Il tentativo è sicuramente encomiabile ma c'è troppo macchiettismo, esasperazione romanzata e luogo comune, che fanno perdere credibilità all'intero film. La sensazione principale che si prova guardando questo film è che qualche cosa sia rimasto inespresso, anche se l'idea del killer che uccide tutti i cantanti che si ostinano a portare al Festival le solite vecchie melodie partenopee, è divertente e contiene perfino un pizzico di satira e di humour nero.
Dovendo fare una parodia, però, forse era meglio essere più decisi, spontanei e conservare una maggiore aderenza alla realtà, che invece, verso la fine scompare del tutto.
La partecipazione di Troisi è molto comica, ma molto esigua e straniante all'interno del film. Troisi, con il suo corpo stralunato e la sua mimica, mischia timidezza a concretezza e razionalità.
No grazie... gioca molto sulle coordinate tra la Napoli nuova e quella vecchia, sui vicoli, sulle superstizioni e sulle tradizioni, estremizzando però, tutti questi elementi.
Il film potrebbe essere salvato considerandolo come un prolungamento del cabaret che segnò negli anni precedenti l'attività di Massimo Troisi e dei suoi più stretti collaboratori.
E' una commedia gialla in bilico tra napoletanità estremista e "underground" e napoletanità esportabile, costruita un po' per frammenti ed un po' per gestualità.
In finale, No grazie... è un film superficiale, scompigliato, che, più che un film, sembra un campionario documentaristico di atteggiamenti. Ma un merito gli va sicuramente attribuito: quello di colpire con un po' di sana satira Napoli, che troppo spesso è stata compianta o idolatrata senza mezze misure.


Claudia Verardi
....Napoletanita'