Sul "Postino", visto il battage pubblicitario di cattivo gusto che se
ne è fatto ,vorrei parlare il meno possibile, assolutamente non
per demeriti del film, ma anzi per dargli la pace e la giusta collocazione
perdute.
Le informazioni seguenti sono tratte da VIDEOZORRO e VIDEOSAPERE per
RAITRE. In studio Alberto Crespi ed in collegamento telefonico Lietta Tornabuoni.
Si discute dell'influenza che Il Postino ha avuto in America.
CRESPI: "La candidatura all'Oscar esprime l'impatto che un film può
avere e questo impatto, per Il Postino, non c'entra nulla con la morte
di Troisi, perché Troisi non era un personaggio popolare negli U.S.A:
e la sua scomparsa non ha suscitato tante emozioni lì".
LIETTA TORNABUONI( LA STAMPA): "Io invece penso che sia un film discontinuo,
stereotipato, non di particolare rilevo e veramente straziante e commovente.
E' notevole solo dal punto di vista della recitazione di Troisi e per il
messaggio che vuole lanciare, e cioè che la poesia, la politica
e l'amore possono essere un tutt'uno in una vita che non sia mutilata.
Inoltre il senso è anche quello che la poesia e la cultura possono
insegnare ad esprimersi ed a capire le emozioni che si stanno vivendo,
otre che a vedere il mondo e a cercare di cambiarlo".
Il film, comunque, ha dei difetti molto forti, ma è stato giudicato
utile in U.S.A. C'è una grande naturalezza in esso, Anna Pavignano
(il cui parere si è fatto giustamnete notare, è comunque
un po' di parte...): "Se Massimo fosse stato vivo, io penso che il film
sarebbe piaciuto di più e mitizzato di meno, perchè in realtà
molti sono andati al cinema con l'emozione bloccata e la paura di cadere
nel patetico".
Ancora L. Tornabuoni: "Volevo fare un altro appunto negativo: in tutto
il mondo il film è stato presentato con la firma di M. Radford alla
regia. Come mai in Italia, per scopi commerciali, il film è stato
presentato con le due firme, cioè quelle di M. Radford e di M. Troisi?
"
Ci sono delle grosse contraddizioni. Ad ogni modo l'ultima interpretazione
di Troisi è veramente bellissima, attore non faceva altro che comunicare
il suo stato reale.
Crespi: "L'oscar lo meritava solo lui come attore, ma non per le altre
candidature; comunque M. Troisi ha sicuramente dato prova di maggior bravura
(o almeno uguale) nei precedenti film".
La storia de "Il postino" è quella di una forte e quanto mai
singolare amicizia tra un postino, appunto, (M. Troisi) ed il poeta Pablo
Neruda.
Siamo in Italia del sud, 1952, in una piccola isola dove gli abitanti
sopravvivono a stento con la pesca; anche il padre di Mario (il postino)
è un pescatore, le cui reti sono "tristi", per lo scarso bottino
quotidiano.
All'inizio il postino, che cerca di fare amicizia con il poeta, trova
un Neruda piuttosto restio e riservato, ma poi il legame diventerà
sempre più profondo, tanto che Neruda finirà poi di fare
di Mario il suo confidente personale, ed, addirittura, lo specchio della
sua coscienza. Il finale è molto doloroso perchè la morte
fittizia, purtroppo concideva nei tempi quasi con quella vera (avvenuta
dopo pochi giorni) del grande attore napoletano.
L' idea di girare "Il postino" era stata di Massimo Troisi che, dopo
aver letto il libro di Antonio Skarmeta, "il postino di Neruda", aveva
voluto tradurlo in un film. Le riprese iniziarono nell'autunno del '93
a Pantelleria, proseguirono a Salina e si conclusero a Procida. Il film
è, comunque, non particolarmente fedele al romanzo, soprattutto
per quanto riguarda il finale, che è completamente rivoluzionato.
"Il postino" è stato criticato tanto: incompleto, balbettante
nella sceneggiatura, con Troisi stremato; ma perché non pensare
che è solamente un film in fin dei conti, e come tale analizzarlo?
E' triste ma bello, lento ma profondo, e questo potrebbe anche bastare.
E poi racchiude in se il valore della poesia, così come quello del
cinema e della cultura: ci fa riscoprire la poesia come metafora di leggibilità
del mondo e come modo diverso di vedere le cose. Ci sono momenti di altissima
poesia, ad es. quando Neruda descrive gli ortaggi, i pomodori diventano
esseri pieni di polpa succosa e vivente, i carciofi forti combattenti con
le loro lucide corazze. Il film, ha però, suo malgrado scantonato
ed è diventato oggetto di culto e di luogo comune: la spontaneità
di Troisi e la semplicità che scaturiva dalla sua recitazione e
da tutto il film, è divenuta, purtoppo, commercialità e,
a tratti sopra o sotto valutazione.
Il film è stato tacciato di ineggiare al comunismo, di essre
un film politico, fraintendendo il vero messaggio del film, che è
quello della poesia e del sentimento come metafora della vita.
Il film, invece, è profondo, delicato, Troisi (anche se spesso
sostituito dall controfigura Gerardo Ferrara), Noiret e M.G. Cucinotta
sono stati bravi. Ci sono bellissimi passaggi indimenticabili rafforzati
dai primi piani intensi di un Troisi, che forse non ci fa nemmeno piacere
vedere così... Un film sommesso e penetrante, come dice Mino Argentieri
in un articolo per Cinemasessanta!
C'è anche da dire che il rapporto tra un intellettuale ed un
esponente del popolo, non era neanche tanto semplice da raccontare e tecnicamente
il film, poteva dare qualcosa in più.
Troisi come attore è stato magistrale in questa interpretazione,
rivoluzionando però i suoi criteri di recitazione e portandoli ad
una punta drammatica degna quasi di Eduardo, mentre prima Troisi recitava
con giochi di parole, qui recita principalmente con la mimica facciale.
Riprendendo una frase di Mino Argentieri, "Il Postino" è un
film d'addio, l'addio di Massimo Troisi che sarà impossibile dimenticare.