Il concetto principale di questo film, su cui è incentrata tutta
la vicenda, è l'amore, l'amore che può finire, che non ha
e, forse, non ha mai avuto storia.
Le tecniche del film sono nettamente migliorate dalla produzione precedente,
e Pensavo fosse amore... è forse tra i lavori più maturi
di Troisi, e si differenzia dai primi film in cui il tipo di regia era
molto più statico.
La maturazione tecnica del regista e' qui molto evidente: ci sono molti
più m.d.m., riprese in movimento e dall'alto, carrellate, alternanze
di primi piani stretti sui personaggi desiderati e perfino zoomate. Anche
l'illuminazione usata è qualitativamente superiore alle altre produzioni.
Molta luminosità c'è anche nella recitazione di Massimo Troisi:
il linguaggio, smozzicato come sempre è ancora più divertente
ed incomprensibile del solito, visto che, adirittura, fa nascere delle
incomprensioni tra lui e la sua fidanzata Cecilia.
La recitazione troisiana trova maggior realizzazione soprattutto nella
mimica facciale. Troisi sembra quasi rispolverare le vecchie maschere comiche
care al teatro esibendosi in piccoli sketch all'interno del film. In effetti,
quasi tutti i "nuovi comici" hanno riproposto nei loro film, naturalmente
in veste ampliata, riveduta e corretta, dei concetti e delle situazioni
già raccontati in teatro o al cabaret.
Ultimamente, per fare un esempio, ho rivisto in TV su RAITRE uno sketch
di Carlo Verdone per "PERSONAGGI" (1980), in cui partecipa al "Premio letterario
del poeta burino". In questo pezzo Verdone fa dei riferimenti ad un certo
tipo di poesia e di natura, che saranno in seguito sempre presenti nel
suo cinema.
Ritornando a Pensavo fosse amore invece era un calesse, eccone la trama:
Tommaso e Cecilia sono una giovane coppia sulla strada del matrimonio.
Hanno paura di affrontare gli obblighi della vita a due e per questo si
la sciano e si riprendono ripetutamente.
La verità è che si sentono troppo diversi per sposarsi
ed essere felici e proprio quando sono sul punto di compiere il grande
passo, in una delle ultime sequenze del film, Tommaso non trova il coraggio
di presentarsi in chiesa e le manda un biglietto in cui le da appuntamento
in un bar vicino.
Diciamo subito che non si tratta del solito film incentrato su una
storia d'amore, ma che "è" un film sull'amore, dove si disquisisce
sul sentimento facendone un' analisi ed approfondendo il discorso sull'
incomunicabilità della coppia e la difficoltà di costruire
un rapporto stabile e duraturo tra un uomo e una donna. E' un film molto
intimista ed autobografico, quindi, che esprime tutto il disappunto e l'
insoddisfazione di Massimo Troisi.
Perché l'amore si trasforma in calesse?, è una domanda
che molti si sono posti. La risposta di Troisi: <<...per spiegare
al meglio la delusione di un qualcosa le cui aspettative non sono state
mantenute, poteva essere usato un qualsiasi altro oggetto , una sedia o
un tavolo, che si contrappone come oggeto materiale all'amore spirituale
che non c'è più."
L'amore, per Massimo Troisi è complesso e difficile da gestire,
notissima è la sua frase: <<...secondo me un uomo ed una donna
sono le persone meno adatte a sposarsi...>>.
Con questo film Troisi ha dato finalmente forma ad un'idea che aveva
in mente da un po' di tempo: fare un film che parlasse solo d'amore.
Pensavo fosse amore... segna la maturità artistica di Troisi,
una sua crescita interiore espressa attraverso un'analisi dei sentimenti
più matura e riflessiva, che corrisponde anche ad un tono meno scanzonato
e speranzoso dei precedenti film.
In questo film , il tema diventa quasi monografico: è proprio
un saggio sui sentimenti così come sono vissuti ai giorni nostri
e Tommaso è un anti-istituzionale, uno che non teorizza niente perché,
in fondo, anche il celibato potrebbe rivelarsi una scelta insensata.
Una ripresa particolarmente riuscita in Pensavo fosse amore... è
l'ultima scena dove, durante il percorso che Cecilia fa per arrivare al
bar, vediamo come il personaggio acquisti nuovo spessore. Il suo stato
d'animo indicibile è perfettamente rappresentato e Cecila mostra
esattamente le caratteristiche predominanti di un certo modo di esere donne
e, come tale agire, comportarsi, soffrire.
Cosa ha voluto dire Troisi con certe inquadrature, certi m.d.m., con
questo modo tutto suo di fare cinema? Non si sa esattamente, il regista
saggia le potenzialità espressive del mezzo.
Nell' analisi dell'amore Massimo puntualizza ed indaga ma non da soluzioni
definitive; al contrario vive nell'alternativo e nell'eventualità
di ogni cosa.
La carrellata più interessante è quella finale, quando
abbiamo lui nel bar che attende lei. Si tratta di una carrelata rotatoria,
quasi a sorpresa: sappiamo benissimo chi c'è dietro l'angolo, ma
diciamo a noi stessi ugualmente, chi sarà?
Troisi, come al solito, anche in questo film punta molto sulla parola,
come se parlare tanto servisse più dei silenzi per capire ed aggiustare
le cose....
La sofferenza più grande nasce, comunque, dall'assenza di riferimenti
e di definizioni: Tommaso vive nel caos e rifiutandosi di prendere posizioni
precise fa soffrire tutti quanti gli ruotano intorno .
Il penultimo film di Massimo Troisi contiene una bella storia veritiera,
momenti tecnici molto precisi ed una srittura filmica senza dubbio più
matura delle precedenti.
Con questo film Massimo Troisi è tornato alla regia dopo 4 anni
di assenza.
Il film è qualcosa di più di una brillante commedia comica:
è un piccolo racconto morale, che alterna momenti di stanchezza
narrativa a momenti di comicità irresistibile e d iimpagabile filosofia.