Le vie del Signore sono finite
(1987)


Questo film rappresenta sicuramente un'ottima prova, sia come attore che come regista, per Massimo Troisi. E' un film dove c'è veramente di tutto: sentimento, amore, amicizie, malattie, storia, politica, viaggi.
realizzato tra Roma, Foggia (Lucera per la precisione) e Parigi, "Le vie del Signore sono finite" è ambientato durante l'epoca fascista in Italia. Troisi interpreta un barbiere, Camillo, che vive ad Aquasalubre ed è affetto da una paralisi di origine psicosomatica, causata dalla rottura del fidanzamento con Vittoria (Jo Champa). Durante un viaggio a Lourdes conosce Orlando (M. Bonetti), che, anche lui paralitico, diventerà suo amico. Camillo riprende a camminare quando apprende che Vittoria ha interrotto la relazione con il nuovo fidanzato. Vittoria torna a Parigi e Camillo rientrerà nella sua depressione.
Uscito dal carcere, avendo scoperto che il fratello Leone gli nascondeva le lettere dell'amata, decide di andare a Parigi per ricongiungersi con lei.
Questo film segna un passaggio molto importante nell'evoluzione artistica di Massimo Troisi.
La qualità più evidente è nella regia, che sicuramente è migliorata, con soluzioni tecniche più raffinate e con un ritmo molto meno frammentario. C'è anche una buona utilizzazione della m.d.p., con più m.d.m. e meno staticità e uso del fermo immagine rispetto alla produzione precedente.
Nella storia ritornano i due motivi fondamentali di tutto quanto il cinema troisiano: le malattie, e il rapporto uomo donna, l'amore.
La malattia ha qui un rapporto molto forte con la psicoanalisi, e forse c'è lo zampino di A. Pavignano, studentessa di psicologia.
La cosa più interessante è la capacità di rappresentazione di Troisi di personaggi maschili lontani dagli stereotipi dominanti nell'epoca in cui il film è ambientato. Il personaggio di Camillo è molto diverso dagli altri, anche un po' particolare: bugiardo, poco coraggioso, molto lontano dal trionfo della virilità esaltato dal fascismo. Camillo è un uomo fuori dal suo tempo, delicato e debole: ma. nel pecorso cinematografico di M. Troisi, la debolezza dei suoi personaggi (che era forse anche un po' la sua)era la vera forza.
Troisi era un cineasta particolare: genio e sregolatezza caratterizzavano i suoi film.
Questo in particolare ha un ritmo molto disordinato, la m.d.p. salta da una situazione all'altra, il tempo è molto dilatato e l'intreccio particolarmente appassionante e complesso e con coordinate precise.
Le inquadrature sono meno fisse in primi piani spesso statici su di luie le scene sono molto più dinamiche con m.d.m. più sicuri, che non nei precedenti film.
La maggiore maturità si manifesta anche con la naturalezza e la stabilità delle strutture visive; Troisi usa tutta una serie di varianti rischiando addirittura qualche infrazione.
Il film è il trionfo di tante cose: il vero sul falso, la realtà sulla fantasia e l'essere sull'apparire.
"Le vie del Signore sono finite", è forse, più di tutti, il film dove l'ironia, la semplicità e la sensibilità di M. Troisi sono maggiormente espresse con successo.
Con questo film Massimo Troisi ha confermato appieno di non essere il cabarettista televisivo passato alla regia, ma di avere la personalità di un vero e proprio autore.


Claudia Verardi
....Napoletanita'