INTRODUZIONE


Scusa il ritardo, Massimo, con cui mi accingo a scrivere su di te.....
Parafrasando il titolo del secondo film di Massimo Troisi, ed immaginandolo come fosse il mio interlocutore, eccomi qui a introdurre il motivo di questa trattazione.
"Perché una tesi su Massimo Troisi ?" mi è stato spesso chiesto. Ma per mille buoni motivi, naturalmente: per la sua spiccata personalità, per il suo modo di essere e di costruire un cinema simpatico, aereo nonostante la profondità, a tratti addirittura tenero.
Oltre ad occuparmi di questo autore, del suo modo garbato di fare cinema e delle nuove tendenze cinematografiche da lui inaugurate nel filone della commedia comico-brillante anni '80-'90, mi piacerebbe provare a presentarlo sotto una luce diversa da quella in cui è apparso normalmente finora, e cioè quella esclusivamente comica. Ritengo, infatti, che Massimo Troisi sia stato uno dei più validi esponenti del cinema italiano degli ultimi anni.
Nei suoi film, si trovano espressioni veramente interessanti ed innovative, come il nuovo tipo di napoletano e napoletanità e, soprattutto, la figura dell'antieroe, nuova tipologia vincente. Questi concetti vengono presentati in maniera originale nelle varie opere e costituiscono proprio una delle novità più interessanti del suo cinema. Andando avanti nell'esplorazione del suo universo artistico vedremo come traspare sempre, da ogni film ed ogni intervista, il ribaltamento del classico cliché napoletano. E' pur vero che, dietro il suo cinema c'è un'eredità, direi quasi un'ombra, costante ed estremamente importante: quella del teatro napoletano dei grandissimi Eduardo e Totò a cui, anche se lo stesso Troisi ha più volte smentito di esservisi rifatto, il riferimento è chiaro. Ma questo non vuol dire, ad ogni modo, che Troisi abbia ripreso in pieno quel tipo di teatro e quelle figure che, al giorno d'oggi saprebbero un po' di srereotipato e di sorpassato: Massimo le ha infatti rimaneggiate e riproposte in un'altra versione, in una chiave più moderna e sicuramente al passo coi tempi. Anche il rapporto con la sua città, Napoli, da sempre bistrattata, è ora un qualcosa di nuovo, di diverso, di più profondo e maturo. E' il posto da cui, in effetti, il "nuovo napoletano, il Gaetano degli anni '80 ,vorrebbe scappar via, ma che nello stesso tempo difende, vuole che sia rivalutato ed è sempre nei suoi pensieri come punto di riferimento costante. E', quindi, un rapporto nuovo, di odio-amore, che porta pero' più spesso Troisi a difendere la sua città.
Uno dei film in cui notiamo maggiormente questa difesa dei valori e delle tradizioni socio-culturali napoletane è "NO, GRAZIE , IL CAFFÈ MI RENDE NERVOSO" ( di LODOVICO GASPERINI e LELLO ARENA), dove Massimo in maniera molto divertente difenderà Napoli ed i suoi usi e costumi fino al punto di scivolare quasi nell'ovvio.
Il riferimento importante è sempre comunque quello al teatro napoletano più classico ed un po' a tutta quanta la situazione comica cabarettistico-teatrale del primo novecento. Tra l'altro, Massimo Troisi ha studiato bene i classici, a cui si è rifatto, partendo da MALDACEA, passando per RAFFAELE VIVIANI fino ad arrivare a TOTÒ, EDUARDO e PEPPINO DE FILIPPO. Magari ha stravolto i classici canoni recitativi di questi personaggi ed i loro concetti tradizionali, ma tutto questo per inventare un qualcosa di nuovo che potesse apportare un soffio di vitalità e freschezza al vecchio cinema preesistente. Ed in questo Troisi ci è riuscito, ed il suo cinema, oltre alle suddette qualità, presenta anche delle innegabili doti di introspezione e profondità. Dopo tutto sembra come se Massimo Troisi, specialmente nei primi film, abbia saputo mescolare un po' il cinema al teatro, creando uno stile molto personale. Non bisogna dimenticare, infatti, che Troisi, nonostante sia stato conosciuto principalmente come attore di cinema, ha dato veramente tantissimo al nuovo teatro napoletano, ha fatto delle cose piuttosto avanguardiste, pur rimanendo legato al vecchio teatro, il cui retaggio rimane saldo e presente nei film.
I momenti dell'esperienza e dell'opera di Massimo Troisi sono delineati da un percorso narrativo e comunicativo che si snoda attraverso il teatro, la televisione ed il cinema, nei quali il cineasta ha evidenziato il carattere del nuovo napoletano medio. La sua opera viaggia sempre attenta verso l'analisi dell'uomo, dei sentimenti ,del nuovo modo di sentire e vivere la vita, negli anni '70-'80 in cui tutto è in continuo fermento, con frequentissimi cambiamenti.Il mondo, soprattutto cinematografico, di Massimo Troisi è un mondo profondo, semplice e senza pretese di falsi intellettualismi. Forse è per questo che il regista non ha raccolto il riconoscimento che meritava. Il riconoscimento popolare, del grande pubblico, quello si che non è mai mancato, seguito poi dalla critica che, sempre con un po' sospetto, lo ha finalmente promosso cineasta a pieni voti, tanto che il suo ultimo film "IL POSTINO", ha ricevuto 5 nominations all'Oscar.
Si è detto tanto di Massimo Troisi: che è un personaggio fantastico, con un corpo senza "inibizioni", un attore che non è mai appartenuto a nessun genere, ma soltanto a se stesso. Con una napoletanità calda e generosa, candida e patetica, l'attore-regista napoletano è stato spesso protagonista di tanti snobismi e sottovalutazioni da parte della critica, nonostante la simpatia e l'autenticità delle sue numerose interpretazioni. Troisi è stato, ad ogni modo, criticato molto di più come regista che come attore, e questo è provato anche dal fatto che nel suo primo film "RICOMINCIO DA TRE", che è stato quello che sicuramente ha avuto più successo, il regista si è messo soprattutto al servizio dell'attore, dando forma cinematografica ai già collaudati sketch de "La Smorfia".
I personaggi troisiani appartengono al mondo giovanile napoletano, sono personaggi rubati alla realtà, ma sembrano anche essere creati apposta per far risaltare sullo schermo le doti mimico-gestuali di Massimo Troisi. Quindi, nel suo cinema, c'è un efficace mix di creazione e di mimesi, c'è la coniugazione di elementi fondamentali, come la forza, la grinta e il coraggio da una parte, e la tenerezza, la simpatia, la fragilità dall'altra.
Per Troisi, per il suo tipo di cinema, come per quello di molti altri comici della sua generazione, possiamo in un certo senso parlare di cinema autorappresentativo, in cui gli attori ed i registi amavano rappresentare se stessi ed il loro modo di concepire la vita ponendosi assolutamente in primo piano nei propri film. Massimo Troisi era dunque così: napoletano ed italiano allo stesso tempo, riusciva ad usare indifferentemente la lingua, il dialetto, i gesti, il silenzio, l'allegria e la tristezza, per esprimere non un concetto o un'idea, non la mera astrazione razionale, ma la verità più concreta.
Quello che però ha sempre puntualizzato la critica è che nei film di Massimo Troisi c'è una certa fragilità di costruzione delle storie, nonostante una indiscutibile accensione cinematografica spontanea nonché una discreta dose di genialità e di libertà artistica. Troisi, come attore soprattutto comico, ci fa tornare bambini con il suo umorismo semplice e ci fa abbandonare alla risata liberatoria, quella per cui, almeno per un attimo, riusciamo a dimenticare tutti i nostri guai.
Del resto, Troisi anche nel riflettere su argomenti seri come la miseria o la malattia, non abbandona mai l'umorismo, spiegandoci che la lacrima ed il sorriso, in fondo sono le due facce di una stessa medaglia. Questo particolare attore-regista ci ha lasciato un particolare patrimonio, un cinema un po' funambolico, in bilico tra fantasia e realtà, poco o niente orientato verso la costruzione di falsi miti o divismi. Il cinema troisiano sembra quasi essere un proseguimento moderno della commedia all'italiana; è comunque innegabile che sia una sorta di intrattenimento piacevole che non scappa di fronte ai problemi: infatti i suoi film, portatori di una grossa comicità esplosiva, sono spesso permeati da un pizzico di malinconia di fondo. Troisi era una persona molto equilibrata, che prendeva degli appunti molto precisi per fare un film: ed infatti i suoi film sono proprio, spesso, il frutto di una serie di annotazioni prese sui modi, sui costumi, sugli atteggiamenti e sulle situazioni tipiche dei giovani degli anni '80, nonché del loro modo di costruire frasi e linguaggi. I personaggi troisiani sono, perciò, spesso la fotografia di particolari situazioni tipiche dell'aria che si respirava in quegli anni, come il momento di assenza di riferimenti e di generale confusione.
Risata e riflessione, quindi, per Massimo Troisi: non solo film fatti tanto per ridere, ma film tra le cui righe è possibile carpire un certo tipo di messaggio, attraverso soprattutto un certo tipo di linguaggio, che è allo stesso tempo un "NON-LINGUAGGIO", visto che Massimo comunica sicuramente tanto con il corpo quanto con la voce, al punto da sembrare, a volte, caricato ed esasperato. Il cinema di questo cineasta è un cinema completo: è intimista ed allegro, ma mai "spensierato" nel senso letterale del termine, ed è sdrammatizzante.
Troisi non compiange il napoletano nei suoi film: presenta, si, i suoi problemi, ma ci dice che sono risolubili e che bisogna solo lavorarci su per superarli.
L'occhio cinematografico di Massimo Troisi è un occhio molto attento, che penetra e indaga tutto attorno a lui, ed è talmente semplice da divenire "inquietante". A mio avviso il cinema brillante, la commedia, insomma il genere in cui è inserito Troisi, è uno dei più belli, ma anche de più utili, dato che, poiché viviamo in un'epoca triste ed estremamente angosciante, l' intrattenimento piacevole che guarda alle problematiche esistenziali, dovrebbe rimanere uno dei pochi validi motivi per andare al cinema o fare un film (chissà quanti dissentiranno..........)
Le nevrosi, le paure di tutti i giorni, sono presentate da Massimo Troisi con una certa dose di autoironia ed impermeabilità, con un po' di sano distacco e di leggerezza, traducibili, a volte, quasi in una sorta di superficialità.
In Troisi, quindi, troviamo tanto: poesia, delicatezza ed attitudine al mestiere di attore.
Massimo era proprio l'anima autentica dei suoi film, è stato un autore che ha messo tanto nella realizzazione delle sue opere. Prendiamo, ad esempio il rapporto con le donne, che è molto particolare, perché da una parte i suoi personaggi femminili si pongono sempre di fronte a lui per rimproverargli qualcosa, forse il fatto di essere ancora un uomo troppo tradizionale, e sono, quindi, figure vincenti, maestre di vita, addirittura un pochino troppo autoritarie. Ma dall'altra parte sono anche creature molto fragili che escono spesso deluse dai rapporti con il "TROISI-PERSONAGGIO" di turno.
Troisi è stato un personaggio simpatico, che si è saputo destreggiare tra la finzione cinematografica ed il suo vero modo di essere, dando vita a figure spontanee e ad un linguaggio tutto suo. Isabella Rossellini in un'intervista per MIXER gli chiese: "Ma perché parli sempre in napoletano?" e lui con la massima naturalezza le rispose: "Perché è l'unico modo in cui so parlare......."
Massimo Troisi ha anche un passato molto intenso come cabarettista con il gruppo "LA SMORFIA" proveniente da San Giorgio a Cremano e formato, oltre che da lui, da LELLO ARENA ed ENZO DECARO. Il gruppo era uno dei più interessanti del panorama comico di quel tempo, e diede vita a numerosi sketch, vere e proprie scenette comiche rimaste indimenticabili. Ma poi, inesorabilmente, quando Massimo fu catturato dal cinema, si sciolse.
Massimo Troisi è stato etichettato, come tutti i suoi colleghi del periodo, attore comico, incasellato nella definizione di "NUOVI COMICI". Ma Troisi era un attore nel senso completo della parola, anche se le maggiori capacità erano senza dubbio comiche. E, forse, è anche per questo che i film con Ettore Scola, ed in generale quelli meno scorrenti su chiari binari comici (come, per esempio, "LE VIE DEL SIGNORE SONO FINITE"), sono stati più criticati ed hanno ottenuto anche un minore successo di pubblico.
A torto si è spesso detto "forse Troisi era meglio solo come attore comico...". Queste dichiarazioni, che non andrebbero neanche raccolte, non sono altro che delle classificazioni, ma sono ingiuste, perché non si può imprigionare un attore in un cliché o in un ruolo pre-confezionato. Troisi comico, tragico e brillante lo era tutto ad un tempo, ed era molto poliedrico, capace di attraversare il panorama dello spettacolo, dal cinema comico a quello di costume, dal drammatico fino quasi alla parodia di se stesso. La comicità di Troisi era molto divertente e, cosa molto particolare, monologante, era, infatti, spesso infarcita di monologhi che partivano da una battuta, conquistandosi così la simpatia e la complicità degli spettatori. Il cineasta partiva dall'osservazione di situazioni in apparenza banali della vita quotidiana, appartenente alla realtà ed all'esperienza di tutti e finiva per trascinare quello che aveva da dire in una serie di racconti paradossali ed iperbolici. Era come un intero costituito da due metà: da una parte c'era il lasciarsi guidare dall'improvvisazione e dall'estro del momento, ed a monologhi che poi diventavano quasi sempre dialoghi, con il pubblico o più spesso con sé stesso; dall'altra c'era un lavoro improntato su una certa professionalità sorvegliata e meticolosa.
Massimo Troisi era tutto questo e altro ancora: beffardo, canagliesco ed irriverente, con una voce che persino nei toni e nei contenuti drammatici risultava inevitabilmente comica.
Per il cinema Troisi ha disegnato delle figure esilaranti, che ha caratterizzato servendosi delle sue ricche risorse fisiche e dialettiche, come il Gaetano di "RICOMINCIO DA TRE" o il Vincenzo di "SCUSATE IL RITARDO".
Fortunatamente Massimo Troisi è riuscito ad ottenere prima della sua scomparsa un consenso ed una popolarità nazionali nonostante i film in dialetto ed ora, grazie al capolavoro di M. Radford "IL POSTINO", anche internazionali.
La storia di quest'ultimo film è un po' la metafora anche di quella che è stata l'esistenza di Massimo Troisi,della sua voglia di confrontarsi, da persona semplice ed in fondo anche un po' provinciale, col mondo della cultura e, soprattutto, della poesia. Troisi aveva una personalità forte e morbida allo stesso tempo, era una persona pudica al punto di inserire poche scene d'amore nei suoi film, ed aveva una personalità intrisa di leggerezza, che riusciva a prendere con filosofia ,da buon napoletano, tutte le cose della vita, compresa la morte. Dissertando su Massimo Troisi, però, si è rischiato spesso di scivolare nel pietismo e nel compatimento: addirittura un critico cinematografico del Times, Richard Corris, ha detto che Troisi è morto per completare le riprese del "POSTINO", il film che Massimo tanto amava. Questa è, naturalmente, una sua opinione rispettabilissima, ma se è vero che Troisi amava smisuratamente questo film, è altrettanto vero che egli stesso ha più volte dichiarato: "...il cinema non è sicuramente la cosa più importante della mia vita...". Le opinioni, comunque, sono sicuramente controverse sull'argomento "Troisi morto o no per il cinema?...". Forse quel fatidico 4 giugno 1994 non sarebbe successo niente, se Massimo avesse seguito i consigli di quel medico che lo aveva ammonito di non fare il film. Ma chissà, forse sarebbe successo lo stesso.
Troisi ironico, Troisi leggero, Troisi discreto... nelle sua opera si legge tutta la sfiducia verso il modo di esprimersi della nostra società ed anche verso certi riti del mondo dello spettacolo: "Ma pecchè ve baciat' semp'..." chiedeva spesso ai suoi colleghi che si prodigavano in effusioni. Massimo Troisi era una persona anche molto preparata, nel lavoro e nella vita: sotto un'apparente noncuranza leggeva molto, si informava, studiava ed apprendeva tantissimo dal cinema degli altri. Voleva un tipo di cinema che avesse sempre il sorriso unito alla tenerezza ed alla poesia, ma allo stesso tempo un cinema dove fossero presenti le contraddizioni della nostra vita. Questo cinema Troisi, con Anna Pavignano, riusciva sempre a costruirlo, riempendolo di temi ricorrenti come quello famosissimo del "napoletano che non può viaggiare, ma solo emigrare...".
Ho strutturato questa tesi cercando di seguire le tre fasi principali del lavoro di Massimo Troisi e dedicando alla produzione teatrale e cabarettistica con "La Smorfia", alle incredibili apparizioni televisive (trasformatesi, poi, quasi sempre in happening) ed alla parte più proficua, ovvero quella cinematografica (trattata un po' per temi), la maggior parte della mia ricerca.
A San Giorgio a Cremano è iniziata l'avventura artistica ed umana di Massimo Troisi. Noi lo ricordiamo cosi', con affetto e nostalgia, da tutt'Italia e, forse, dopo "IL POSTINO" da tutto il mondo.
Massimo è riuscito ad attraversare la vita degli italiani, non solo con lo spettacolo, ma anche con la cultura e con il sentimento. La sua carriera è stata punteggiata da tanti elementi positivi, come la fantasia, l'ironia ed il sorriso. Tutto questo è stato ricordato, recentemente, a S.Vincent per il FESTIVAL DELLA SATIRA, da un folto gruppo di amici e colleghi, tra cui Decaro, Lello Arena e Nanni Loy, riuniti da Gianni Minà. La spontaneità che aveva Massimo Troisi è chiara in ogni situazione, sia cinematografica che privata. Sullo schermo c'è, forse, la trasposizione della sua vita casalinga e familiare; anche la sorella Rosaria intervistata da Gianni Minà, parla con frasi monche e spezzate, usando quasi lo stesso tono di Massimo, la stessa risata nella voce, gli stessi modi di dire e la stessa gestualità.
In questa riunione di attori e personaggi vari ha spiccato l'intervento di Roberto Benigni, grande comico nonché amico di Massimo Troisi.
Ma cosa ha detto di Troisi, Benigni?
Ma che cosa non ha detto!
Da un'intervista apparentemente sgangherata sono usciti fuori concetti ed emozioni vere e profonde. Benigni vede tutt'ora Massimo Troisi come un carissimo amico e dal punto di vista professionale, come un comico, stabilendo a priori che la comicità è qualcosa che in un secolo si incarna al massimo tre o quattro volte in un uomo, e benigni, nei comici, insieme ai grandi Totò, Peppino e pochi altri, ci inserisce Massimo Troisi. Continua Benigni: "Massimo aveva avuto questo dono dagli dei, dal cielo e l'aveva regalato alla gente, non l'aveva tenuto per sé. A me solo il nome: Massimo Troisi(!), mi fa sobbalzare... poi comunque. il cielo si è ripreso questo regalo che ci aveva dato. Chi lo conosceva e chi non lo conosceva è uguale, perché Massimo era di tutti, lo conoscevano tutti, ed era come se lo avessero conosciuto tutti ... "In questa ultima affermazione, personalmente, mi ritrovo molto, perché da Massimo e da tutta quanta la sua produzione emanava costante e forte quel senso di familiarità che smetteva di farlo essere un attore e lo rendeva un uomo comune Ancora Benigni: "Troisi aveva una grande freschezza, era per me un punto di riferimento, ogni volta pensavo, quando avevo in mente qualcosa, magari un nuovo progetto: "Chissà cosa ne penserà Troisi?...".
E come regista Benigni, in risposta a quanti hanno criticato Massimo in questo senso dice: "...era un grande regista, sapeva dirigere e dirigermi con grande amicizia e grande rigore allo stesso tempo, con una goliardia ed una esplosione insonora di gioia tutte napoletane....". Ma la definizione più simpatica che il comico toscano ha dato di Massimo Troisi, rimane quella più strana di tutte e cioè: "Massimo era un uomo pieno di contraddizioni, era una fusione di Strawinski e Little Tony, aveva la vera musicalità del comico specie nel corpo ed un grosso senso del ritmo e della scrittura filmica. Aveva una sua maestria, un suo magistero nel fare le cose; parlava molto, spesso anche senza parole, esprimendosi non solo verbalmente ma anche con le espressioni del viso, con gli sguardi e con i sentimenti.
Di lui, che lavorava ormai con successo nel cinema dopo gli anni della gavetta, dopo il sospirato approdo a Roma al Teatro Tenda con Carlo Molfese ed allo Chanson (sempre di Roma), si dice che a 10 anni era già un piccolo mito...Così lo ricorda, infatti, il suo amico di sempre Alfredo Cozzolino: "...era tenuto in considerazione, pecchè era 'o figlio 'ro ferroviere e abitav' 'o terzo piano...". Ma, più probabilmente, era un mito perché già allora era un "comico". E, tutto sommato, nonostante adesso Massimo non ci sia più, c'è poco da dire. nel firmamento comico italiano è sempre la stella più lucente ed irresistibile.


Claudia Verardi
....Napoletanita'